Ciccio Vinci, per sempre ragazzo. Intitolazione della biblioteca allo studente ucciso nel 1976
Una cerimonia commovente, intessuta di ricordi e visioni, ha preceduto oggi al Liceo Scientifico “M. Guerrisi” la scopertura della targa di intitolazione della biblioteca della scuola allo studente Francesco Vinci, ucciso nel 1976 per un tragico errore nell’ambito della guerra tra faide. Un’occasione per ripercorrere, nella giornata della Memoria e dell’Impegno delle Vittime innocenti delle mafie – promossa da Libera – una vicenda individuale e collettiva che ha cambiato per sempre, a queste latitudini, l’idea di una cittadinanza sostanziale anche nella sua percezione prospettica. A partire proprio da un esercizio di memoria, come ha ricordato la dirigente scolastica, dott.ssa Clelia Bruzzì, dal «ricordo vivo di un ragazzo che voleva cambiare il mondo, che amava lo studio, la politica». Un omaggio doveroso, un atto civile per ricongiungersi idealmente attraverso un gesto simbolico: «Intitolare la biblioteca a Ciccio Vinci significa ritrovarlo qui, in quello spazio che lui amava frequentare, e che deve diventare cuore pulsante della scuola. Tra i libri, che sono lo strumento per poter essere liberi». Sul tema della memoria, capace di ricreare connessioni nuove tra generazioni, ha insistito anche nel suo intervento Don Pino De Masi, referente di Libera, che ha parlato della necessità di «cambiare il protagonismo, l’azione sui territori, il senso di cura per i luoghi e per la comunità». Così anche la dott.ssa Roberta Mancuso, vice prefetto di Reggio Calabria: «Ciccio aveva capito che le mafie sono, prima di ogni cosa, arretratezza culturale, sociale. Un’intuizione che ha avuto, subito dopo la sua morte, una ricaduta sul piano della mobilitazione studentesca, e ancora oggi sollecita la necessità di un cambiamento dal punto di vista culturale». La memoria di Ciccio Vinci, ripercorsa e interiorizzata da studentesse e studenti attraverso video e drammatizzazioni, musiche suggestive e frammenti di vita, sembra accompagnare una comunità che si ritrova concretamente sul modo in cui le persone avvertono il bisogno di diritti, ne cercano il riconoscimento, ne praticano la realizzazione. «La vicenda di Ciccio Vinci ha segnato uno spartiacque storico, una presa di coscienza civile e politica foriera di una ribellione, della costruzione dell’identità di una generazione che non ha subito passivamente, ma che da quella storia ha costruito dei percorsi». È nelle parole di Francesco Adornato, rettore dell’Università di Macerata e amico fraterno di Francesco Vinci, che si riannodano i fili del ricordo, «trasfigurato in una biblioteca, che diventa luogo del suo lascito emotivo e della sua tensione conoscitiva». «Lo studio, la cultura, l’istruzione sono la migliore difesa della libertà» ha aggiunto il senatore Giuseppe Fabio Auddino, prima di ascoltare la lettura dell’elenco dei nomi delle vittime di ‘ndrangheta da parte dei ragazzi. Con un messaggio finale, di cui si è fatto promotore il sindaco di Cittanova, Francesco Cosentino, che diventa progetto significativo nell’ottica di un nuovo umanesimo: «la messa a bilancio di una somma per una borsa di studio in memoria di Ciccio Vinci e delle vittime innocenti di mafia».