Bernadette Corica: «Per diventare eccellenti, bisogna credere nei propri sogni».
Interessante e stimolante dibattito, quello avvenuto nell’auditorium del Liceo “Guerrisi” con la dottoressa ed ex alunna Bernadette Corica lo scorso marzo, nell’ambito del progetto “Eccellenti si diventa”. Un’occasione per parlare di medicina e futuro, per rispondere alle domande delle studentesse e degli studenti sul mondo della ricerca e svelare curiosità sul dietro le quinte del proprio lavoro.
<< Per diventare eccellenti, bisogna credere nei propri sogni, nel proprio percorso e in quello che si vuole fare>>, esordisce così l’ex alunna del “Guerrisi”. <<Quando mi è stato chiesto di fare questa presentazione, ho subito risposto di sì, perché capisco quanto alla vostra età sia importante riuscire a superare dubbi e paure riguardanti quello che vi aspetta in futuro >>.
La dottoressa ha ripercorso gli anni della sua formazione. Subito dopo la laurea, Bernadette Corica decide di partire per l’Inghilterra dove, per sei mesi, studia la metodica dell’ecocardiografia. Una volta raggiunto questo obiettivo, si reca a Monaco, dove supera un altro esame, prendendo la “Certificazione della società europea di cardiologia per ecocardiogramma”. Raggiunto questo traguardo, torna a Roma per abilitarsi nel 2018 e vince la borsa di specializzazione in Medicina interna. Da allora la dottoressa Corica lavora al Policlinico “Umberto I” di Roma. << Essere medico è un lavoro che comporta una grande responsabilità, ha un impatto importante sulla vita delle persone. Non bisogna, poi, tralasciare l’impatto emotivo che ha il paziente nei confronti del medico stesso>>. A questo proposito racconta due episodi che fanno luce sul dietro le quinte del suo lavoro: << Ricordo un paziente affetto da una grave malattia non curabile, che, avendo capito di non aver più molto tempo da dedicare alla sua compagna, decise di celebrare il loro matrimonio all’interno dell’ospedale. Fu un rito molto breve quanto emozionante>>. Continua ancora: << Il secondo episodio riguarda invece una signora sorda, anche lei affetta da una malattia non curabile. L’unica cosa che quindi potevo fare, non come medico ma come persona, era chiederle come stesse attraverso il linguaggio dei segni. In seguito, ho capito, tramite suo figlio che faceva da interprete, che quel gesto per lei era molto importante, poiché significava che la stavamo trattando come una persona e non come una malata>>.
Proseguendo il suo racconto, la dottoressa Corica parla di una nuova passione nata in questi anni, quella per la ricerca scientifica. << Per me la ricerca rende viva la medicina. Fare questo lavoro significa formulare un’ipotesi, raccogliere informazioni per poi interpretare i risultati, condividendoli con altri scienziati. La parte di ricerca che mi interessa, essendo medico, è quella clinica, che significa indagare su persone che vengono osservate nel tempo per capire se sviluppano determinati eventi, che vengono poi analizzati da un ricercatore che trae delle conclusioni, e analizza i risultati che vengono dunque pubblicati in alcuni database internazionali >>. Il suo obiettivo è diventare una ricercatrice presso l’Università di Liverpool, dove attualmente sta completando i suoi studi.
L’aspirante ricercatrice è una delle molte eccellenze che hanno scelto di lasciare il Meridione, per inseguire il proprio sogno cui aspirava già in tenera età: <<Questa passione -racconta- nasce fin da piccola, quando, vedendo mia nonna prendere delle medicine, le dicevo che un giorno l’avrei curata io>>. Alla domanda se ha mai considerato di ritornare nella propria regione, risponde: << L’ idea di ritornare nella mia terra è sempre stato il mio tallone di Achille, perché ad oggi sarebbe come fare un buco nell’acqua, mi sentirei sola. Nonostante questo, magari dopo aver fatto un altro po’ di strada, l’ obiettivo è sempre riportare a casa il mio bagaglio e dare il mio contributo>>.
Aurora Mavrici