Sessant’ anni di donne in magistratura!

 

L’accesso delle donne in magistratura è il frutto di un percorso lungo e non privo di ostacoli. Teresa Mattei diceva: «Noi non possiamo permettere che alle donne rimangano chiuse porte che sono invece aperte agli uomini. Sia tolto ogni senso di limitazione», mentre Chicchi, a chi le chiedeva: «Signorina lei vuole ammettere le donne alla magistratura! Ma sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?» rispondeva: «No, ma so che molti uomini come lei non ragionano tutti i giorni del mese».

Sessant’anni fa, nella giornata di oggi, 9 febbraio, le donne conquistavano il diritto di diventare magistrato. Risale infatti all’anno 1963 l’approvazione della legge n.66 del 9 febbraio 1963, la quale recita: «La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge». Il primo concorso aperto anche alle donne e vinto da otto di loro fu bandito a maggio dello stesso anno: Letizia De Martino, Ada Lepore, Maria Gabriella Luccioli, Graziana Calcagno Pini, Raffaella D’Antonio, Annunziata Izzo, Giulia De Marco, Emilia Capelli. Furono loro le prime otto donne che entrarono in servizio, il 5 aprile di due anni dopo. Qualche anno fa, Maria Gabriella Luccioli, presidentessa titolare della prima sezione civile della Corte di Cassazione, raccontava: «Eravamo una stranezza, entrare in un mondo da sempre maschile ci faceva sentire sempre sotto esame. Le donne hanno cambiato il diritto, hanno vivificato la giurisdizione».

Oggi, su 8678 magistrati, 4006 sono donne; questa composizione non ha solo riequilibrato la presenza dei due generi nel mondo del diritto ma ha, soprattutto, fornito un nuovo punto di vi sta, prima trascurato, in un contesto per eccellenza maschile come quello dell’interpretazione della legge.

Aurora Mavrici

 

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